Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, vorrei partire da un'intervista fatta sulla rivista Internazionale, ovviamente prima del 4 marzo, dal relatore della maggioranza, onorevole Brescia, del MoVimento 5 Stelle: i rimpatri che si riescono ad effettuare sono solo il 10-15 per cento di quelli previsti, aumentarli è impossibile. Nel caso degli irregolari il costo è anche sociale, perché le persone che non hanno documenti vanno a finire nelle mani della criminalità organizzata o diventano schiavi moderni, in mano a dei caporali senza scrupoli, delle nostre campagne. Potrei sottoscrivere integralmente questa dichiarazione del 28 febbraio 2018, qualche giorno prima della data delle elezioni politiche; quelle elezioni politiche in cui è stato promesso agli italiani tutto e il contrario di tutto.
Non solo non c'è niente di quello che prometteva l'onorevole Brescia, nel testo di questo, decreto che oggi andiamo a discutere, senza, come hanno ben spiegato Migliore, Fiano e Magi, avere avuto la possibilità parlamentare di modificarlo, perché è stato barattato con il decreto sulla prescrizione. Ma peggio, il cosiddetto “decreto sicurezza”, che, come spero di poter dimostrare, ma come hanno dimostrato molti colleghi prima di me, di sicurezza ne garantisce ben poca, soprattutto viola i diritti umani costituzionalmente garantiti e amplifica e aggrava i problemi dell'accoglienza nel nostro Paese.
Quello che più colpisce di questo “decreto insicurezza” è l'approccio negazionista di fronte al fenomeno delle migrazioni, facendolo diventare un mero problema di ordine pubblico, mentre sappiamo che riguarda il futuro stesso dello sviluppo umano.
Abbiamo smesso di citare Bauman, e forse anche questo è un segno dei tempi, e proprio per questo vorrei riprenderlo. Rileggere le parole di uomini come Bauman e Levi in un momento così delicato per la vita democratica del nostro Paese serve a ricordare, per evitarli, forse, gli errori della storia. Dice Bauman: è dall'inizio della modernità che alla porta dei popoli bussano profughi in fuga dalla bestialità delle guerre e dei dispotismi o dalla ferocia di una vita la cui unica prospettiva è la fame. Per chi vive dietro quella porta - cioè noi - i profughi sono sempre stati stranieri. Solo che oggi è stato scatenato un vero e proprio attacco di panico morale, il timore che un qualche male minacci il benessere della società. Forse questi nomadi ci ricordano in modo irritante, esasperante e raccapricciante quanto vulnerabile sia la posizione di ognuno di noi nella società e fragile il nostro benessere.
Oggi in Italia sono 500 mila gli immigrati invisibili, lo sappiamo; è stato un punto fondamentale della propaganda leghista, che ha cercato di far passare nello slogan elettorale la colpa del PD. Se fosse stata colpa del PD, sarebbe facile la soluzione oggi che il PD non è al Governo. E con il Governo gialloverde del cambiamento, il decreto Salvini, perché non sono già diminuiti questi invisibili? Poco tempo? Troppo facile!
Nelle fake news elettorali si è ripetuto che sarebbe stato fatto in pochi mesi; infatti, ci siamo accorti che anche in pochi mesi sono diminuite le accise dei carburanti, ma gli irregolari non sono diminuiti e molti esperti calcolano che il “decreto insicurezza” potrebbe produrre, anzi, produrrà 140 mila ulteriori nuovi irregolari nei prossimi due anni. Perché? Non solo, come diceva l'onorevole Brescia, che oggi accetta lo scambio politico dei suoi capi, i rimpatri sbandierati da Salvini sono di fatto impraticabili. Lo ha già detto l'onorevole Fiano: un rimpatrio può costare tra i 6 e gli 8 mila euro a migrante. Fatevi i conti, ci vogliono almeno cinque miliardi; oggi ne sono stati messi in campo circa un miliardo e mezzo.
Ma, soprattutto, non c'è ancora nessun accordo concreto con i Paesi di provenienza.
Ma il motivo più grave, che farà aumentare inevitabilmente gli irregolari, è l'eliminazione della protezione umanitaria. Sarà, quindi, più elevato in questo modo il rischio di insicurezza sociale per tutti, anche per quegli italiani nel nome dei quali ci si riempie la bocca senza nessun atto concreto di sicurezza.
Dunque, nessun effetto di diminuzione basato su rimpatri impraticabili e lesione grave dei diritti umani basilari con l'eliminazione della protezione umanitaria.
Ma non basta, il “decreto insicurezza” introduce un altro elemento peggiorativo in una situazione che sappiamo tutti essere complessa e difficile: l'impossibilità per i richiedenti asilo di essere ospitati dagli SPRAR. Cerchiamo di non essere allergici alle sigle: c'è una differenza fra SPRAR e CAS, perché i CAS sono gestiti dalle prefetture e vengono usati senza nessun controllo pubblico, effettivo e concreto; gli SPRAR, invece, gestiti dai comuni, accedono ai finanziamenti attraverso bandi pubblici, organizzano l'accoglienza attraverso il lavoro del personale italiano qualificato, generano un investimento complessivo intorno ai 600 o 800 milioni l'anno, ma, soprattutto, hanno funzionato da volano per riattivare economie locali in crisi, per rivitalizzare imprese e servizi sociali. I CAS dove sono sistemati, invece? Per lo più in ex alberghi a 5 stelle falliti, quegli alberghi che, dice Salvini, non devono più ospitare gli immigrati che sembrava che dovessero fare la pacchia, ma la pacchia l'hanno data solo a quelli che hanno generato il business privato sulla pelle degli immigrati. E oggi, con questo decreto, invece di diminuire la presenza degli immigrati nei CAS, si diminuisce la presenza degli immigrati negli SPRAR. E' evidente, allora, l'inganno: cancellare la spesa sociale ed aumentare il business a favore dei privati.
Ci sono state alcune esperienze, parziali, forse autarchiche, che hanno cercato di dare delle risposte a questi problemi, e che sono state presentate invece come di fuorilegge e malfattori: il sindaco Mimmo Lucano a Riace, don Biancalani a Pistoia o don Vittorio Bernardi a Roma, che accoglie in parrocchia a San Giovanni sulla Prenestina, che hanno cercato di far prevalere il diritto umano sul reato di clandestinità, per evitare che questi invisibili possano essere attratti dai gironi infernali delle tendopoli di San Ferdinando, dalle stazioni ferroviarie di Napoli, Roma e Milano, o da posti assurdi come l'ex fabbrica del quartiere San Lorenzo di Roma.
Per non parlare della criminalizzazione delle ONG, così come denunciato dai rappresentanti dell'ONU, che oggi sono preoccupati per le continue campagne diffamatorie contro le organizzazioni della società civile; così come la criminalizzazione del lavoro dei difensori dei diritti dei migranti.
Il Governo italiano, dicono dall'ONU, ha reso quasi impossibile per le navi delle ONG continuare a salvare i migranti del Mar Mediterraneo, e ciò ha portato a più migranti che affogano o scompaiono. Salvare vite non è un crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine, atti di solidarietà e umanità non dovrebbero essere perseguiti.
Allora che si fa? Io voglio fare una proposta, e l'ho già fatta in un emendamento, con me anche l'onorevole Magi ha avanzato una proposta di questo tipo: quella di riuscire a dare una risposta alla presenza di questi irregolari, provando a superare anche la situazione attraverso sostanzialmente la possibilità di restare in Italia per quegli irregolari presenti già sul nostro territorio che, privi di titolo di soggiorno, possano però evitare, attraverso un contratto di lavoro regolare, di cadere nelle grinfie del lavoro nero.
Vorremmo, quindi, a questo punto, chiedere al Governo di valutare l'opportunità di emanare un provvedimento straordinario di carattere umanitario (mi rendo conto che sto chiedendo l'impossibile, ma lo faccio), relativo alla concessione di un permesso di soggiorno temporaneo per gli stranieri emigrati per motivi economici attualmente presenti sul territorio nazionale, a cui è stata rigettata la richiesta di protezione internazionale, nel caso in cui conseguano che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge il futuro datore di lavoro presenti per essi dichiarazione di volontà di assunzione mediante contratto di lavoro.
Ho già detto che non possiamo trasformare ogni problema sociale in problema di ordine pubblico; la sicurezza è possibile senza negazionismo, senza muri, ma integrando e accogliendo con un punto di partenza: restando umani, sempre.
Oggi sembra che la narrazione dell'ordine pubblico sia quella vincente; io voglio rispondervi con le parole di Nelson Mandela: il vero vincitore, quello che va oltre la cronaca e i social, il vero vincitore è il sognatore che non si è arreso. La vita di Mandela è un modello e un simbolo per tutti noi, e il nostro sogno è che, nonostante questi momenti bui, la vita delle persone dovrà continuare a venire prima di ogni cosa.